La Stanza delle Meraviglie. Esercizi e giochi per la mente

«La stanza delle meraviglie è un luogo quasi magico: vi si trovano gli oggetti più straordinari che tu possa immaginare. Ogni oggetto porta con sé una storia, suscita delle domande, provoca curiosità. Sei pronto ad affrontare un viaggio che ti permetterà di scoprire cose meravigliose?». La sintetica presentazione del volume La stanza delle meraviglie. Esercizi e giochi per la mente (La Nuova Frontiera Junior, 2019), scritto da Emiliano Di Marco e illustrato da Giusi Capizzi, ben racconta il senso delle 94 pagine di cui è composto: un vero e proprio viaggio in quella materia che l’autore chiama esattamente con il nome che le appartiene: “filosofia”: «Oh, salve! Siete GIA’ arrivati? DANNAZIONE, non vi aspettavo così presto… Ecco, in effetti qui ci doveva essere un inizio, solo che ancora non avevo preparato niente… Doveva essere un inizio stupefacente, pieno di effetti speciali, suoni, luci, colori… Un inizio all’altezza di un libro di (tenetevi forte) FILOSOFIA!».

Che cos’è la filosofia? Di che cosa parla? Certamente vuol dire amore per la saggezza oppure amore per la conoscenza, oppure amore per il sapere. Tra definizioni del tipo: «è una cosa che ti insegna a voler bene alle tabelline, alle date delle battaglie, a come si fa ad allacciarsi le scarpe, insomma a tutto quello che puoi sapere e conoscere», e «siccome è anche amore per la saggezza, deve essere una cosa che ti fa voler bene ai saggi e a tutte le cose sagge!», e, ancora, «è quella cosa che mio fratello maggiore o i miei genitori hanno studiato a scuola!», il piccolo lettore si addentra in un vero e proprio labirinto di giochi e indovinelli, da risolvere avendo sempre accanto, come compagni di viaggio, due pensatori che nei libri di testo chiamano filosofi: Aristotele e Talete. È proprio con una massima di Aristotele che tutto ha inizio: «In principio gli uomini iniziarono a fare filosofia perché presi dalla meraviglia». Ma cos’è, dopotutto, la meraviglia? Emiliano Di Marco, supportato dalla matita di Giusi Capizzi, non fornisce mai delle risposte, ma induce sempre il piccolo lettore a costruire le proprie, attraverso il gioco dei perché; facendogli attraversare le stanze dell’Orribile Castello degli Orrori Orrorosi armato solo della “spada che spezza ogni scudo” e dello “scudo che blocca ogni spada”; raccontandogli storie come quella dei fratelli Occhio e Malocchio, di Oeset, Annaira, il Tauro Mino e il famoso filo nel labirinto – tutti ricordano Arianna, Teseo e il Minotauro, ma del povero Oeset non si ricorda proprio nessuno, ammonisce scherzosamente l’autore -; impegnandogli la mente con giochi di logica e indovinelli la cui risoluzione è fondamentale per proseguire la lettura. In una parola: facendogli fare FILOSOFIA!

E alla fine si scopre che la “stanza delle meraviglie” non è in nessun altro luogo se non nella testa di ognuno di noi. L’autore avverte il lettore: «Ora che hai superato lo stupore, se ti riesce, mantieni più che puoi la meraviglia che provi adesso. Ti farà arrivare più lontano di quanto credi. Ed ecco perché il tuo viaggio inizia ora. E quindi questa non è una fine», e così facendo gli fa scoprire che in fondo Aristotele aveva ragione: non esiste filosofia senza meraviglia.

Al di là dello specifico argomento di cui tratta, il testo è un bell’esempio di come un libro possa essere co-costruito dal lettore, fino a farlo diventare addirittura protagonista delle storie raccontate nelle pagine: Umberto Eco lo avrebbe chiamato lector in fabula. E in fondo anche questa è una meraviglia.